1990–2020: il villaggio globale e le sue illusioni

Tra il 1990 e il 2020 abbiamo vissuto in un contesto che, nostro malgrado, ha trasformato il pianeta in un presunto “villaggio globale”. A pagarne il prezzo è stato lo Stato-nazione, indebolito fino a essere sostituito da nuove dinamiche internazionali. Si è assistito così allo svuotamento dei diritti costituzionali nazionali a favore di un diritto internazionale sempre più vincolante, alla demonizzazione delle identità, alla liquidazione delle culture legate ai confini statali.

Roberto Bonuglia

10/5/20252 min read

a black and white photo of a world trade center sign
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Lo Stato-nazione messo all’angolo

Tra il 1990 e il 2020 abbiamo vissuto in un contesto che, nostro malgrado, ha trasformato il pianeta in un presunto “villaggio globale”. A pagarne il prezzo è stato lo Stato-nazione, indebolito fino a essere sostituito da nuove dinamiche internazionali. Si è assistito così allo svuotamento dei diritti costituzionali nazionali a favore di un diritto internazionale sempre più vincolante, alla demonizzazione delle identità, alla liquidazione delle culture legate ai confini statali. Persino il linguaggio politico e mediatico è stato travolto, sostituendo il termine liberalism con liberal, in una deriva semantica che ha alimentato confusione e omologazione.

L’ubriacatura globalista

La globalizzazione, innestata sul neoliberismo, si è presentata come un progetto pianificato e accurato. I progressi scientifici e tecnologici ne hanno fatto da carburante, proponendo all’uomo contemporaneo un ottimismo illimitato: scavare la terra, dominarne la materia, superare ogni giorno il limite del giorno precedente. Ma questa illusione era accessibile solo a una ristretta élite, capace di concentrare nelle proprie mani i tre quarti della ricchezza mondiale, lasciando il resto dell’umanità a inseguire sogni che non si sarebbero mai realizzati.

Le ombre del progresso

Dietro l’entusiasmo per l’innovazione — dalla radio allo sbarco sulla Luna — si nascondevano le ombre di Hiroshima, Chernobyl, Seveso, del Pacific Garbage Patch e di altre catastrofi figlie dello stesso scientismo che prometteva emancipazione. L’idea di eguaglianza, al centro del pensiero di Rousseau, veniva così tradotta in una globalizzazione che in realtà uniformava, più che liberare. La promessa di un mondo interconnesso si rivelava un mondo unipolare, in cui libertà e mobilità erano garantite solo sulla carta, mentre le disuguaglianze si acuivano.

Dal sogno all’ideologia

Nel corso di questi trent’anni il “buonismo radical chic” ha assunto il ruolo di ideologia giustificatrice della globalizzazione. “Un altro mondo è possibile”, si diceva. Ma il risultato concreto è stata una società massificata, privata della consapevolezza individuale, gestita da un’élite che, ben più lucidamente, ne ha diretto lo sviluppo. Le persone, immerse nel web e convinte di vivere una nuova libertà, non hanno visto che ciò che le avvolgeva era una vera e propria ragnatela.

L’essenziale invisibile

L’essenziale, come ricordava Saint-Exupéry, è invisibile agli occhi. E lo è stato a tal punto che in molti non hanno riconosciuto il processo in corso: un ordine neoliberista in grado di bypassare gli ordinamenti politici e giuridici, costruendo un nuovo Moloch difeso da élite mondiali che non si nascondono più, ma agiscono apertamente, tra fondazioni, progetti e simulazioni. Chi si è opposto è stato ridotto al silenzio, ridicolizzato o espropriato del proprio pensiero.

Il villaggio globale, insomma, si è rivelato meno come un progetto di emancipazione collettiva e più come un meccanismo di concentrazione del potere. Una realtà che invita a guardare con occhi disincantati il recente passato, per non cadere ancora nelle stesse illusioni.

Roberto Bonuglia


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Per approfondire

Bonuglia, R. (2022). Dalla globalizzazione alla tecnocrazia. Orientamenti di consapevolezza distopica del Terzo millennio. Torino: Larsen Edizioni.

Bauman, Z. (1998). Globalization: The Human Consequences. Cambridge: Polity Press.

Harvey, D. (2005). A Brief History of Neoliberalism. Oxford: Oxford University Press.

Stiglitz, J.E. (2002). Globalization and Its Discontents. New York: W.W. Norton & Company.

Tremonti, G. (2022). Globalizzazione. Le piaghe e la cura possibile. Milano: Solferino.