7 maggio 1945: la vera sconfitta fu dello Stato-nazione
Il 7 maggio 1945 segna ufficialmente la fine della Seconda guerra mondiale. Una data che, per decenni, è stata ricordata come il trionfo delle democrazie e la disfatta dei regimi totalitari. Eppure, dietro questa narrazione scolastica, si cela un fatto meno discusso: la guerra non l’hanno persa solo Germania, Italia e Giappone. L’ha persa lo Stato-nazione in quanto forma politica, e non l’ha persa soltanto sul campo di battaglia, ma sul terreno più profondo delle idee e della legittimazione.
Roberto Bonuglia
10/10/20253 min read
Oltre la retorica dei vincitori e dei vinti
Il 7 maggio 1945 segna ufficialmente la fine della Seconda guerra mondiale. Una data che, per decenni, è stata ricordata come il trionfo delle democrazie e la disfatta dei regimi totalitari. Eppure, dietro questa narrazione scolastica, si cela un fatto meno discusso: la guerra non l’hanno persa solo Germania, Italia e Giappone. L’ha persa lo Stato-nazione in quanto forma politica, e non l’ha persa soltanto sul campo di battaglia, ma sul terreno più profondo delle idee e della legittimazione.
Vincitori mutilati
La retorica divide il mondo in vincitori e vinti, ma in realtà anche le potenze “vincenti” uscirono dal conflitto indebolite. Francia e Inghilterra, già provate dalla guerra, conobbero presto il tramonto dei loro imperi coloniali. La decolonizzazione, rapida e inarrestabile, ridimensionò il loro ruolo internazionale. Persino gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, pur emergendo come superpotenze, segnarono la fine della centralità politica e culturale dell’Europa, sostituita da un equilibrio bipolare che relegava i vecchi Stati-nazione a comparse di un nuovo ordine mondiale.
La morte dell’Ottocento
La guerra spazzò via non solo regimi e confini, ma un’intera stagione storica. L’Ottocento, il “secolo lungo” in cui lo Stato-nazione aveva celebrato le sue fortune sociali, economiche ed etico-civili, si concluse definitivamente. La Prima guerra mondiale lo aveva incrinato, ma fu la Seconda a decretarne il funerale. Le Nazioni Unite, nate nel 1945, sancirono la vittoria di una logica sovranazionale che non si limitava a prevenire nuovi conflitti, ma erodeva alla radice la sovranità statale, aprendo la strada a un ordine mondiale fondato sul primato delle organizzazioni internazionali.
Il “secolo breve” e il nuovo equilibrio
Da Yalta in poi prende forma un Novecento breve, non nel senso di Hobsbawm (1914–1991), ma come arco che si estende dal 1945 al 1990, anno della riunificazione tedesca e del crollo dell’URSS. È questo il periodo in cui lo Stato nazionale viene progressivamente svuotato di potere a vantaggio di organismi sovranazionali e della logica dei blocchi contrapposti. La guerra stessa, d’altronde, era stata combattuta da eserciti composti da soldati provenienti da ogni parte del mondo: un’anticipazione concreta del cosmopolitismo armato che avrebbe sostituito la logica degli Stati.
Un funerale celebrato in mare aperto
Simbolicamente, il funerale dello Stato-nazione europeo si consumò a bordo della HMS Prince of Wales, dove fu firmata la Carta Atlantica. Non solo un accordo tra potenze, ma l’atto di nascita di un nuovo ordine sovranazionale che avrebbe reso impossibile tornare all’assetto precedente. L’idea di un’Europa dei Popoli abortì ancor prima di nascere, sostituita, a partire dal 1957, dall’Europa delle Banche: un’Unione fondata più sulla finanza che sulla politica.
La vera sconfitta
Settantacinque anni dopo, possiamo leggere con maggiore lucidità ciò che accadde allora. La Seconda guerra mondiale segnò la fine di un mondo in cui lo Stato era centro e misura della vita politica, economica e culturale. Da quel momento il vero protagonista sarebbe stato un ordine sovranazionale, guidato da logiche economiche e da poteri transnazionali. Se la guerra fu vinta sul campo dagli Alleati, fu persa nella sostanza da tutti gli Stati-nazione: i veri sconfitti del 1945.
Roberto Bonuglia
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Per approfondire
Bonuglia, R. (2023). All'ombra della Vulgata. Pagine epurate e distorsioni storiografiche nel Regno di Clio. Roma: Aracne.
De Michelis, G. (2003). La lunga ombra di Yalta. La specificità della politica italiana. Venezia: Marsilio.
Galli, C. (2019). Sovranità. Bologna: Il Mulino.
Hobsbawm, E. (1994). The Age of Extremes: The Short Twentieth Century, 1914–1991. New York: Vintage.
Poggi, G. (1978). La vicenda dello Stato moderno. Bologna: Il Mulino.
