Consumatori di illusioni: dalla rappresentanza al controllo digitale

Nella società iperconnessa degli ultimi anni, le masse hanno progressivamente assunto un ruolo paradossale: convinte di essere protagoniste dei processi decisionali, in realtà sono diventate custodi del potere altrui. Un caso emblematico si è verificato in Brasile, quando la magistratura ordinò l’arresto di un dirigente di Facebook per il rifiuto della piattaforma di fornire dati utili a un’indagine su un cartello criminale.

Roberto Bonuglia

10/8/20252 min read

A crowd of people walking across a cross walk
A crowd of people walking across a cross walk

La massa che difende i propri carnefici

Nella società iperconnessa degli ultimi anni, le masse hanno progressivamente assunto un ruolo paradossale: convinte di essere protagoniste dei processi decisionali, in realtà sono diventate custodi del potere altrui. Un caso emblematico si è verificato in Brasile, quando la magistratura ordinò l’arresto di un dirigente di Facebook per il rifiuto della piattaforma di fornire dati utili a un’indagine su un cartello criminale. L’oscuramento temporaneo dei social scatenò proteste di milioni di utenti: non contro il crimine, ma contro l’assenza delle proprie connessioni digitali. Il tribunale, sotto pressione, fece marcia indietro.

Le piattaforme più forti degli Stati

Un episodio simile aveva coinvolto Apple, quando rifiutò di collaborare con l’FBI nella cattura di un terrorista. In entrambi i casi, il messaggio è stato chiaro: un’azienda transnazionale può prevalere su uno Stato sovrano. E ancora più sorprendente è stato il comportamento della massa, che ha difeso le piattaforme anziché le istituzioni. Non più cittadini, ma utenti: individui incapaci di distinguere la libertà dalla dipendenza, pronti a sostenere chi alimenta le catene virtuali che li vincolano.

La rappresentanza svuotata

Questo paradosso non riguarda solo la sfera digitale. Anche la democrazia tradizionale si è trasformata in una rappresentazione scenografica, dove le elezioni funzionano come televoti: danno l’impressione di scegliere, ma in realtà non intaccano le logiche profonde del potere. È la trasformazione della cittadinanza in consumo politico, dove la scelta si riduce a opzione tra varianti già decise altrove.

Illusioni di libertà

Il neoliberismo, divenuto pensiero unico, ha compreso che la forma più efficace di dominio non è la coercizione esplicita, ma la persuasione sottile e insidiosa. Ha creato un’umanità di consumatori di illusioni: convinta di poter incidere, ma in realtà confinata entro meccanismi che neutralizzano ogni dissenso. È la libertà apparente del like, del voto rapido, dell’app scaricata: tutti strumenti che alimentano la sensazione di partecipare, mentre il vero potere si concentra altrove.

Spezzare la ragnatela

Il rischio più grande è che questa condizione venga interiorizzata come naturale. Scegliere Barabba, difendere i carnefici, considerare indispensabili piattaforme che ci privano di autonomia: tutto ciò diventa quotidianità. Ma riconoscere l’inganno è il primo passo per spezzarlo. Se la rete è una ragnatela, allora è possibile anche imparare a uscirne, o a ricostruire spazi di libertà fuori dalla logica del consumo e del controllo digitale.

Roberto Bonuglia

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Per approfondire

Bonuglia, R. (2022). Dalla globalizzazione alla tecnocrazia. Orientamenti di consapevolezza distopica del Terzo millennio. Torino: Larsen Edizioni.

Castells, M. (2009). Communication Power. Oxford: Oxford University Press.

Morozov, E. (2011). The Net Delusion: The Dark Side of Internet Freedom. New York: PublicAffairs.

Pariser, E. (2011). The Filter Bubble: What the Internet is Hiding from You. New York: Penguin Press.

Zuboff, S. (2019). The Age of Surveillance Capitalism: The Fight for a Human Future at the New Frontier of Power. London: Profile Books.