L’economia britannica torna a contrarsi: foschia a Westminster, quiete oltre la Manica

Per il Regno Unito la speranza di una ripresa primaverile si è infranta in fretta. Dopo il calo del PIL di aprile (–0,3%), anche maggio ha registrato una contrazione, seppur più contenuta (–0,1%). Due mesi consecutivi in rosso, quando gli analisti attendevano un rimbalzo, raccontano di un’economia che ha perso slancio. I servizi hanno dato un minimo contributo positivo, ma industria e costruzioni restano in profonda difficoltà.

Roberto Bonuglia

9/24/20253 min read

10 and 20 us dollar bill
10 and 20 us dollar bill

Una doppia battuta d’arresto

Per il Regno Unito la speranza di una ripresa primaverile si è infranta in fretta. Dopo il calo del PIL di aprile (–0,3%), anche maggio ha registrato una contrazione, seppur più contenuta (–0,1%). Due mesi consecutivi in rosso, quando gli analisti attendevano un rimbalzo, raccontano di un’economia che ha perso slancio. I servizi hanno dato un minimo contributo positivo, ma industria e costruzioni restano in profonda difficoltà.

La ministra delle Finanze Rachel Reeves ha ammesso che i dati sono «deludenti», promettendo di rilanciare la crescita. Ma gli economisti parlano chiaro: la traiettoria è fragile, e il secondo trimestre rischia di chiudersi negativo. La Banca d’Inghilterra, che fino a poco fa prevedeva un +0,25%, potrebbe trovarsi costretta a rivedere tutto.

Slancio esaurito

L’inizio del 2025 era stato incoraggiante: +0,7% nel primo trimestre, meglio di tutti i Paesi del G7. Un risultato però drogato da fattori eccezionali: agevolazioni fiscali sugli immobili e corse alle esportazioni per anticipare i dazi statunitensi. Una volta esauriti questi stimoli, la realtà si è mostrata per quella che è: un’economia senza vera spinta endogena.

Suren Thiru (ICAEW) è lapidario: «La mancanza di slancio rende inevitabile un taglio dei tassi in agosto». La Banca d’Inghilterra, quindi, si prepara a invertire la rotta. Intanto il governo Starmer, eletto sulla promessa di rilanciare la prosperità, affronta il contraccolpo di misure fiscali impopolari e del peso crescente delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti.

Export e tasse, i nodi interni ed esterni

Le esportazioni britanniche verso gli USA — il mercato di riferimento — hanno mostrato un picco all’inizio dell’anno, ma con l’introduzione dei dazi sono crollate. Ad aprile il tonfo, a maggio solo un lieve recupero, riportando i volumi ai livelli di tre anni fa. Una linea piatta che smonta la retorica della “Global Britain”.

Sul fronte interno, l’aumento delle tasse per le imprese rischia di frenare gli investimenti. Con crescita in stallo e minori entrate fiscali, il Tesoro potrebbe essere costretto a introdurre nuove tasse, un’ipotesi politicamente indigesta ma difficile da evitare.

Tra incertezza e piccoli spiragli

L’immagine è quella di un’economia in equilibrio precario: da un lato il bisogno di stimoli, dall’altro il timore di riaccendere l’inflazione. In mezzo, un governo che cammina sul filo, con poche mosse a disposizione. Tuttavia, qualche segnale di speranza emerge: i salari reali crescono ancora più dell’inflazione, e un possibile allentamento monetario potrebbe sostenere i consumi nella seconda parte dell’anno. Non una ripresa vera e propria, ma un respiro che potrebbe evitare una recessione più pesante.

Oltre la Manica: un’Europa sorprendentemente più stabile

Il confronto con l’Eurozona è eloquente. Mentre Londra affronta due mesi consecutivi di contrazione, i dati europei mostrano un quadro meno fosco. Inflazione quasi centrata sull’obiettivo BCE (+2,0% a giugno), crescita moderata ma costante (+0,6% nel primo trimestre) e una resilienza di fondo che sorprende.

Tre anni dopo la Brexit, la realtà è crudele: il Regno Unito non ha superato i partner europei. Anzi, dal 2020 l’Eurozona ha recuperato e superato il livello pre-pandemia più di quanto abbia fatto la Gran Bretagna. Nonostante le ferite lasciate da energia e tassi alti, il continente appare più solido.

Una lezione politica ed economica

La narrativa che dipingeva l’UE come pachidermica e il Regno Unito come agile si ribalta. Oggi è Londra a navigare nella foschia, mentre Bruxelles — pur senza slancio — gode di una calma relativa. La lezione è chiara: uscire dall’Unione non ha garantito resilienza né crescita. Forse, paradossalmente, guardare oltre i propri confini potrebbe offrire spunti per una politica economica più realistica.


Roberto Bonuglia

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Letture utili sul tema:

Bonuglia, R. (2022). Dalla globalizzazione alla tecnocrazia: Orientamenti di consapevolezza distopica del Terzo millennio. Rome: Andrea Larsen Edizioni.

Bank of England (2025). Monetary Policy Report – May 2025. London: Bank of England. Available at: https://www.bankofengland.co.uk.

Office for National Statistics (ONS) (2025). GDP monthly estimate, UK: May 2025. London: ONS. Available at: https://www.ons.gov.uk.

European Central Bank (ECB) (2025). Economic Bulletin, Issue 4/2025. Frankfurt am Main: ECB. Available at: https://www.ecb.europa.eu.

S&P Global Market Intelligence (2025). UK Macroeconomic Outlook: Summer 2025 Update. London: S&P Global.