L’economia come nuovo totalitarismo

Dalla centralità al dominio Quello che un tempo era un aspetto particolare della vita collettiva si è trasformato in mentalità dominante. L’economia, dopo aver soppiantato la politica sullo sfondo di uno Stato-nazione disgregato dalla globalizzazione e dal neoliberismo, si è elevata a ideologia totale. Per usare le parole di Zygmunt Bauman, la società liquida ha trovato il suo nuovo totalitarismo: non più il politico, ma l’economico.

Roberto Bonuglia

10/3/20252 min read

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Dalla centralità al dominio

Quello che un tempo era un aspetto particolare della vita collettiva si è trasformato in mentalità dominante. L’economia, dopo aver soppiantato la politica sullo sfondo di uno Stato-nazione disgregato dalla globalizzazione e dal neoliberismo, si è elevata a ideologia totale. Per usare le parole di Zygmunt Bauman, la società liquida ha trovato il suo nuovo totalitarismo: non più il politico, ma l’economico.

Lontani dall’economia politica

Non si tratta, però, dell’economia politica classica — quella che intrecciava produzione, bisogni, redistribuzione. Si tratta della sua versione più povera e distorta, finanziaria e virtuale, modellata dai mercati internazionali. Una tecnica astratta che ha svuotato lo spazio della solidarietà e del welfare, lasciando poco o nulla di “reale”.

Una società senza memoria né futuro

Basta osservare il mondo che ci circonda: la cultura è ridotta a comunicazione globale che annulla lo spazio, mentre il tempo è schiacciato su un presente esteso che dimentica il passato e rinnega il futuro. I legami sociali sono provvisori, dettati dall’interesse e dal calcolo. La società globale, imposta negli ultimi decenni come promessa di emancipazione, ha invece spalancato nuove praterie agli interessi delle élite, riducendo i popoli a spettatori di un processo che li travolge.

Il ritorno del tribalismo

Il microcosmo quotidiano è stato abbandonato all’individualismo, con il risultato di un nuovo tribalismo primitivo. Nei social media se ne vedono gli effetti più evidenti: esibizionismo, bullismo, culto dell’effimero. In estrema sintesi, l’ideologizzazione dell’economia ha distrutto l’equilibrio tra l’Io e il Noi che reggeva la società moderna. Nel mondo post-moderno il Noi è diventato un artificio, una combinazione aritmetica, incapace di frenare né il narcisismo dell’Io né il feticismo delle merci.

Dal cittadino al consumatore

La globalizzazione si è rivelata così per quello che è: un processo imposto, piegato a una deriva narcisistica, in cui l’élite finanziaria ha sostituito il pubblico con il pubblicitario, la continuità con l’effimero, il pellegrino con il turista, il cittadino con l’avente diritto. Un disegno che ha messo ai margini tutti coloro che osano cercare alternative, ridotti ad “eretici” fuori dal coro.

Una speranza inattesa

Eppure, la storia non è finita. Quelli che continuano a cercare un nuovo centro di gravità permanente, al di là della logica dominante del mercato e del consumo, potrebbero trovarlo. Perché anche nei sistemi che si presentano come totali e invincibili resta sempre uno spazio imprevisto di libertà.

Roberto Bonuglia

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Per approfondire

Bonuglia, R. (2022). Dalla globalizzazione alla tecnocrazia. Orientamenti di consapevolezza distopica del Terzo millennio. Torino: Larsen Edizioni.

Bauman, Z. (2000). Liquid Modernity. Cambridge: Polity Press.

Harvey, D. (2005). A Brief History of Neoliberalism. Oxford: Oxford University Press.

Stiglitz, J.E. (2002). Globalization and Its Discontents. New York: W.W. Norton & Company.

Weber, M. (1978). Economy and Society: An Outline of Interpretive Sociology. Berkeley: University of California Press.