L’Intelligence come nuova forma di cultura - Decifrare i segni del tempo nell’epoca della sovrabbondanza informativa
Viviamo in un’epoca in cui tutto si sa e quasi nulla si comprende. L’Intelligence, più che una tecnica, diventa allora un modo di vedere: una cultura che unisce le discipline e insegna a leggere i segni del tempo.
Roberto Bonuglia
10/27/20252 min read
Nell’epoca della sovrabbondanza informativa, l’Intelligence emerge come una forma inedita di sapere. Non più solo strumento strategico o pratica riservata agli apparati di sicurezza, ma – come sostiene il professor Mario Caligiuri, presidente della Società Italiana di Intelligence e direttore del Master in Intelligence dell’Università della Calabria – una vera e propria scienza della complessità.
Nel volume Intelligence, pubblicato da Treccani, Caligiuri propone una tesi dirompente: l’Intelligence è una nuova cultura perché frantuma le barriere disciplinari e restituisce alla conoscenza la sua funzione originaria, quella di interpretare il mondo per prevederne i mutamenti.
In un tempo in cui il sapere si frammenta in competenze e algoritmi, l’Intelligence invita invece all’unità del pensiero. È un sapere trasversale, che connette storia, filosofia, tecnologia, psicologia e geopolitica, riconoscendo che nessun evento è isolato e che ogni informazione, per diventare conoscenza, deve essere interpretata.
Leggere i segni del tempo
Caligiuri richiama una scena del Nome della rosa, dove Guglielmo da Baskerville ammonisce il suo discepolo: «L’Anticristo può nascere dall’eccessivo amor di Dio o della verità». È un monito che risuona con forza anche oggi.
Viviamo in un tempo in cui l’amore per la verità si è trasformato in ideologia della certezza. Eppure, come ricorda il film di Jean-Jacques Annaud tratto dal romanzo di Umberto Eco, la verità non è mai un possesso: è un percorso di decifrazione, spesso contraddittorio e rischioso.
In questo senso, l’Intelligence rappresenta l’arte di leggere il mondo, di coglierne i segni prima che diventino sintomi. È una disciplina che nasce dal dubbio, non dalla sicurezza. “Chi comprende prima è più avanti”, scrive Caligiuri, ribadendo che la conoscenza non è accumulo di dati, ma capacità di anticipazione.
Le parole come mappe del reale
Ogni civiltà si costruisce attraverso le parole che sceglie di usare. La crisi del linguaggio, dunque, è sempre una crisi di civiltà.
Caligiuri cita l’antropologo Arjun Appadurai, secondo cui stiamo vivendo un “cedimento linguistico”: le parole non riescono più a descrivere il reale, continuano a parlare di un mondo che non esiste più. È il segno di una trasformazione epocale.
Usiamo ancora concetti e categorie nate in un contesto ormai estinto: economia, diritto, politica, educazione continuano a esprimersi con linguaggi che non corrispondono più ai fenomeni che pretendono di spiegare.
L’Intelligence, allora, si propone come nuova alfabetizzazione del mondo. Insegna a riconoscere i segnali deboli, le connessioni invisibili, i nessi nascosti fra eventi che sembrano lontani. È una cultura del discernimento, capace di distinguere la verità dalla sua caricatura.
Perché solo comprendendo possiamo dare un nome alle cose, e solo nominando possiamo renderle reali.
Intelligence e senso critico
Nell’interpretazione di Caligiuri, l’Intelligence non appartiene ai servizi segreti, ma al destino della conoscenza umana. È la risposta culturale alla complessità del presente, la capacità di unire saperi e di leggere la realtà senza restarne prigionieri.
È, in altri termini, una forma moderna di senso critico: quella forza interiore che permette di distinguere il vero dal verosimile, il segnale dal rumore, l’informazione dalla propaganda.
Per l’Accademia del Senso Critico, l’idea di Caligiuri è preziosa: riafferma che la cultura non è mai un deposito, ma un’intelligenza in atto, un continuo esercizio di interpretazione.
In un mondo in cui l’informazione è infinita ma la comprensione scarseggia, l’Intelligence diventa la nuova umanità del sapere: una bussola per orientarsi nel caos.
Per approfondire
Caligiuri, M. (2025). Intelligence. Roma: Treccani.
Lennox, J. C. (2021). 2084. Dio, l’intelligenza artificiale e il futuro dell’umanità. Bologna: ADI-Media.
Appadurai, A. (2016). Failure of Language and the Future of the World. New Delhi: Orient BlackSwan.
Bonuglia, R. (2023). All’ombra della Vulgata. Pagine epurate e distorsioni storiografiche nel Regno di Clio. Roma: Aracne.
